Nel più ampio contesto dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi di Milano, la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen dedica un’ampia parentesi al progetto di integrazione europea ed al piano per la ripresa dedicato agli stati membri.  

Le implicazioni dell’emergenza si riflettono sul funzionamento del mercato unico europeo. A tal proposito la presidente ricorda un concetto fondamentale: quanto un’azienda va in difficoltà, ed è eventualmente costretta ad una procedura concorsuale in uno degli stati membri, un’altra attività in un altro stato membro perde un cliente o un fornitore. Questo è un dato di fatto.

Un’economia zoppicante in una data area europea, indebolisce un’economia stabile in un’altra area. 

E’ su queste basi che la solidarietà europea trova la sua ragion d’essere. L’unica idea di Unione Europea valida per far fronte a questa sfida e alle sfide future è quella che in inglese viene definita  una “Social Market Economy” su scala continentale. 

I fondi che la Commissione Europea sta recuperando sui mercati finanziari grazie agli impeccabili rating creditizi di cui l’Unione dispone, verranno redistribuiti in capo agli stati membri per supportare i singoli strumenti nazionali.

Dopo decenni di dibattito ideologico questa è solidarietà europea in azione.

750 miliardi di euro dovranno essere investiti a fronte del budget di lungo periodo dell’Unione (all’Italia andrà la fetta più grossa). Questi fondi saranno incanalati verso gli stati membri sotto forma di sovvenzioni e prestiti. Questo è il punto cruciale della discussione.  Le risorse che spendiamo oggi, dovranno essere ripagate fra dieci anni o più.

In altre parole stiamo chiedendo un prestito alle generazioni che verranno. E’ per questa ragione che l’appello della presidente è investite queste risorse per le generazioni future: NextGenerationEU. 

E’ chiaro che siamo dinanzi ad un investimento pubblico senza precedenti. Tuttavia questo investimento darà i suoi effetti soltanto se la politica italiana saprà giocare le sue carte con lungimiranza.

All’Italia serviranno due cose per sfruttare al meglio questa opportunità: la volontà di intavolare delle riforme e l’abilità di fare investimenti strategici.

Le riforme sono il fondamento per il recupero economico, perché è solo attraverso esse che il NextGenerationEU potrà soddisfare le aspettative dei cittadini europei.

E’ da anni ad esempio che il dibattito accademico  verte e spinge per una riforma che possa accorciare i tempi della giustizia.  Non è un tabù il fatto che la pubblica amministrazione sia estremamente burocratica e distante dalle esigenze di cittadini e imprenditori.

Questo tipo di riforme sono certamente complesse, ma allo stesso tempo essenziali per dare fiducia al segmento economico di un paese e per attrarre nuovi investitori. 

L’Italia ha dato prova di sapersi rialzare da momenti di crisi.

Siamo usciti dalla seconda guerra mondiale devastati, ma siamo arrivati ad essere un paese del G7 ed il secondo polo produttivo d’Europa. L’individualità italiana è straordinariamente resiliente ed innovativa, lo è stata per secoli, tuttavia nonostante le iniziative individuali facciano gran parte del lavoro e facciano ben sperare, è importante che le pubbliche amministrazioni e le legislature si impegnino seriamente in un progetto di riforma economico e culturale. 

In conclusione va ricordato che la pandemia ha concesso l’opportunità di ripensare l’Unione Europea.

Ogni stato membro sarà responsabile per il proprio piano di recupero, ma le priorità (come l’urgenza di intavolare riforme concrete) saranno indicate dall’Unione e l’obbiettivo finale sarà comune a tutti gli stati membri. 

Jean Monnet, ricorda Von der Leyen, sosteneva che l’Unione Europea sarebbe stata forgiata nei periodi di crisi, da questo punto di vista NextGenerationEU ci avvicina all’idea di integrazione europea che i fondatori bramavano. Un’Unione di solidarietà e responsabilità, più forte della somma dei suoi componenti, e di cui ogni cittadino europeo può dirsi fiero. 

Il processo di integrazione è in continua evoluzione.

I fondatori furono in grado di mettere insieme nazioni e popoli che fino a pochi anni prima si puntavano contro un fucile, dopo di loro altri leader lungimiranti hanno creato l’Unione che conosciamo oggi.

La generazione che ha creato il mercato unico, quella che unificato il continente dopo la caduta del muro di Berlino, ogni singola generazione di leader ha affrontato una scelta comune. Da un lato lo status quo, le vecchie ruggini, dall’altro un percorso più ambizioso, volto al miglioramento delle condizioni di ogni singolo cittadino europeo. 

Questa è la scelta e la sfida che la nostra generazione affronta oggi. Le nostre scelte determineranno la ripresa dell’economia ma anche la costruzione di un futuro più prospero e privo di disuguaglianze. Dipende da noi, la NextGenerationEU, saremo in grado di cogliere la sfida e avere il coraggio di operare le giuste scelte strategiche? 

 

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